PDF per stampa: leggere comodi e sani
“La percezione di un mondo è frutto di un atto percettivo, ossia della consapevolezza di esistere.
Nel mondo Reale al di fuori della scala limitata dei nostri sensi, dai processi razionali e istintivi, non ci sono certezze ma solo probabilità.
È la consapevolezza umana la dimensione che interpreta la struttura dell’universo conferendole un significato.”
Sepher Yetzirac, Il mondo della formazione, istruzioni per creare mondi e realizzare il Golem.
Cura, traduzione dall’ebraico, note e commento di Sebastiano Fusco
La splendida sequenza video in cui la performer Marie Vaudin interpreta ‘Ophelia’, è parte fondamentale dell’opera “Eau”, portata in scena dal famoso coreografo Yoann Bourgeois.
Se ha attratto la vs attenzione, e se la leggerezza, le linee del movimento, i colori e il tempo quieto, il silenzio, vi toccano, e se percepite qualche parte di voi che fluisce col movimento di Marie in una sensazione di apertura, voi sapete già cos’è il Metodo.
Quando poniamo lo sguardo sul mondo, lo percepiamo in noi e lo nominiamo, lo trasmutiamo in coscienza. Nel contempo, fisicamente, il sistema nervoso dirama i suoi ordini e le informazioni prendono forma in ogni parte di noi.
Tuttavia, opere come questa interessano in profondità ogni percezione superiore, ogni sensibilità sottile di chi vi assiste, perché le percezioni servono a cogliere ciò che è oltre il percepito e oltre il percettore stesso.
Essere partecipi della bellezza ci rende migliori su più livelli, dal mentale all’emozionale al fisico, ma tutto inizia come attrazione dal nostro Sé, in un istante e, se ci si ascolta, la sensazione è quella di una elevazione anche corporea.
È qualcosa di così concreto che si trova raffigurata nell’arte dei secoli; penso ai santi, alle divinità fluttuanti di ogni tradizione, agli angeli di Giotto, penso a Chagall e persino al viscerale Bosch, perché spesso la bellezza è nascosta; penso ai film, non solo per bambini. Ricordate i piedi delle innamorate anni ‘50 che al primo bacio si staccano da terra? E noi sorridiamo, perché sentiamo che ciò va oltre gli stereotipi culturali.
L’armonia che percepiamo è la stessa della natura, fondata su un ordine coerente senza il quale nulla potrebbe avere equilibrio. Esservi immersi ci riporta proprio là, nella Bellezza originaria, ci riporta ‘a casa’
“…e non è forse Afrodite, la Bella, l’anima dell’universo, e insieme l’anima di ciascuno di noi?...
L’anima nasce nella bellezza e di bellezza si nutre, ne ha bisogno per vivere.”
James Hillman, L’anima del mondo e la bellezza del cuore, Adelphi ed.
Come l’Arte ci porta ad esperire l’Armonia che è oltre i concetti, Feldenkrais ci accompagna nel ritrovare lo stesso stato di Innocenza e completezza attraverso il corpo.
Corpo fisico, emotivo e mentale sono interdipendenti; pur essendo ambiti differenti della persona, con funzioni e caratteri specifici, la separazione tra di essi è una vecchia convenzione culturale che purtroppo ancora sopravvive nella cultura occidentale.
Possiamo notare quante capacità e competenze spontanee ci siano necessarie per percepire un oggetto, fuori e dentro di noi: vedere una forma, seguire un movimento, ascoltare un suono, una sensazione, sentire un ritmo e tanto altro in un'unica azione corale, mentre al contempo respiriamo, camminiamo, pensiamo o ci emozioniamo, e tutto è permeato dalle caratteristiche che quell’oggetto ci comunica.
Ma cosa origina le percezioni? Cosa ne è consapevole?
“io sono colui per mezzo del quale io so che sono”
Sri Nisargadatta Maharaji
Le neuroscienze si sono molto occupate dei processi neurologici, biochimici e biofisici che si attivano come conseguenza di uno stimolo percettivo o di qualunque altra funzione, ma non possono dirci quale ne sia l’origine, nemmeno riguardo ai bisogni fisici primari. Possiamo forse avere certezza di che cosa abbia ‘formato’ l’aria o la funzione del respirare? E di cosa siano la gioia o il dispiacere?
Qui si entra non già nelle neuroscienze, ma nella filosofia e più in là.
Sappiamo che il cervello non ha volontà propria nel governare sé stesso, il corpo o l’insorgere di pensieri ed emozioni, e nemmeno riguardo al meraviglioso equilibrio dei sensi. In effetti ad oggi, ad esclusione di poche branche, per le scienze tradizionali il mistero su cosa e come possa essere la Volontà che muove il cosmo umano resta insoluto.
Scrive infatti Jon Kabat-Zinn, docente in medicina, fine conoscitore delle discipline orientali, ideatore della Mindfulness, intelligente e commovente autore
“Al momento i neuroscienziati sanno molte cose del cervello e della mente, ma non hanno nessuna comprensione della coscienza, né di come ci si arrivi. È un rompicapo enorme, un mistero che sembra insolubile. Evidentemente la materia, se disposta in un modo sufficientemente complesso, può ‘avere in mente il mondo’, come si usa dire, e conoscerlo. Ecco che appare la mente. Sorge la coscienza. e non abbiamo idea di come. Nelle neuroscienze cognitive lo si chiama ‘il grosso problema della coscienza’.”
J. Kabat-Zinn, Riprendere i sensi, TEA pratica ed.
E da Vittorio Marchi, già docente di Fisica alla Sapienza, ricercatore e autore, è stato molto seguito per la sua visione scientifica, metafisica e filosofica, decisamente progressista
“La Coscienza dunque non sta nel cervello ma nel Campo. Sia la fisica che la neurofisiologia che la quantistica concordano su questo punto.
Non è il cervello che produce il pensiero, ma è il PENSIERO o COSCIENZA che edifica il cervello. Max Planck, padre della teoria dei quanti, scioccò il mondo nel 1944 quando affermò che esiste un’unica matrice energetica “intelligente” da cui ha origine tutto, dal visibile all’invisibile.
Con questa implicazione sconcertante il mondo scopriva per la prima volta che Tutto è coscienza.”
Prof. Vittorio Marchi, La morte è il più clamoroso equivoco della storia umana
(non lasciatevi influenzare dalla parola ‘morte’, qui si parla di Vita!)
Tratto invece da Deepak Chopra, personaggio internazionale, medico ed autore di innumerevoli best sellers su salute, interiorità e scienza. Le sue pubblicazioni e le sue interviste, sempre di tono divulgativo, sono nutrimento per le nostre intelligenze
“La struttura dell'intero mondo materiale è costituita da informazione ed energia, e tutti i fenomeni quantistici sono riconducibili a oscillazioni di energia e informazione, cioè la non - materia costitutiva di tutto quanto noi consideriamo essenza o materia.
Risulta quindi evidente come l'essenza dell'universo non solo sia una non - essenza ma anche una non - essenza pensante. Infatti, che cos'è il pensiero, se non un impulso di energia e informazione?
La convinzione che i pensieri si trovino solamente nella nostra testa è dovuta al fatto che noi li percepiamo come pensiero strutturato linguisticamente, che viene poi scelto, verbalizzato ed espresso. Ma sono proprio gli impulsi di energia e informazione che noi percepiamo come pensieri -quegli stessi impulsi- a costituire la materia prima dell'universo.”
D. Chopra, La via della prosperità, Armenia ed.
“Tutto ciò che noi sperimentiamo nel mondo fisico è il risultato di una parte invisibile di noi stessi.
Dov’è l’ispirazione, l’intenzione, l’intuizione, la chiarezza, il fare scelte, l’immaginazione?
Da dove viene tutto questo? Viene dal nostro Spirito, non viene dal nostro cervello. Il nostro cervello è solo uno strumento che organizza tutto questo.”
D. Chopra, gruppomacro.com, Nuova saggezza
Dunque la visione delle antiche sapienze, confermata dalla fisica moderna, afferma che a percepire e governare tutto è la coscienza superiore, ovvero una dimensione di energia e informazione (e pare che l’universo ne abbia undici di dimensioni, di cui note solo quattro) senza sede specifica ma in ogni sede specifica, un’attività coscienziale a cui ogni particella, tessuto, organo o sistema risponde e di cui è attore partecipe: tutto contribuisce spontaneamente al processo.
Così, come presentato in altre pagine di questo racconto, si può dire che lo stato di Flow che è espressione del nostro collegamento con la coscienza superiore, sia lo stato che favorisce il nostro divenire più coerenti, materialmente, grazie alla risonanza con il campo EM quantistico.
In condizioni propizie, le oscillazioni del nostro sistema globale entrano in fase, in accordo con quelle del campo: abbiamo così accesso alle potenzialità di auto equilibrio che gli sono proprie, in uno stato particolare di profonda vitalità pacificante.
Il che corrisponde, nelle pratiche orientali, al vivere o almeno all’incontrare il Flusso di coscienza del nostro stato di armonia originaria o Sé superiore.
L’esperienza Feldenkrais ci mostra allora che il miglior aiutante esecutivo della coscienza è il corpo, perché mentre svolge la sua immensa sapienza, esso non pensa capricciosamente come succede tra mente ed emozioni, ma pensa in modo quantistico, cioè riceve, trasmette e trasforma secondo il Flusso di coscienza, che è sovramentale.
Lui è il nostro miracolo di innocenza che risponde alla Bellezza aprendo ogni possibilità.
“Il corpo non ha bisogno di pensare per agire, come l’Illuminato che ha integrato in sé il mondo”
Sri Nisargadatta Maharaji
Tutto ciò riguarda il ‘fare’ del Metodo Feldenkrais, e per la precisione il ‘come fare’. Ma anche il ‘non fare’.
Quando le percezioni positive si trasmettono al nostro intero essere ne raffinano la qualità, ma se in ciò viene coinvolta un’attenzione particolare, la stessa qualità viene moltiplicata e approfondita.
Con un’esperienza armonica, la nostra attenzione viene rapita in ciò che sta accadendo nel momento presente, ci ritroviamo nell’adesso, in risonanza col nostro meglio, e tutto in noi si riallinea in una centratura che infonde calma e forza. Lo insegnano molto bene le arti marziali, i cui fondamenti sono una delle basi sulle quali Moshe Feldenkrais ha costruito il Metodo.
Mara Della Pergola, prima allieva italiana di Moshe Feldenkrais, grande insegnante e formatrice internazionale, bravissima autrice, fondatrice di IsFel - Istituto di formazione Feldenkrais, Milano; una carriera molto ricca in cui fin dagli esordi si occupa anche della relazione tra le arti e il movimento, la sua ultima pubblicazione è “Lo sguardo in movimento. Arte, trasformazione e metodo Feldenkrais” edito da Astrolabio Ubaldini.
Qui un brano tratto da uno dei suoi numerosi scritti di ampio respiro che vi consiglio, in cui dice di un’altra nostra competenza naturale, l’immaginazione, indicandola come mezzo di risonanza e percezione, in noi stessi e in relazione al mondo.
“Lo spartiacque tra immaginare e manifestare una attività non esiste o è molto sottile. È proprio su quello spartiacque fittizio che ci si può accorgere di una trasformazione nella qualità del modo di muoversi e di stare, calibrando le forze e non forzando inutilmente i propri limiti.
L'immaginazione o simulazione facilita la consapevolezza del nostro risuonare con l'altro. Per esempio, quando assistiamo a uno spettacolo di danza o teatrale ci possiamo accorgere di sentire in noi stessi anche parte dei movimenti di chi è in scena, oltre che il loro ritmo, e ne cogliamo la genuinità.”
M. Della Pergola, Moshe Feldenkrais e l'integrazione di movimenti, sensazioni, sentimenti e pensieri
Riflessioni Sistemiche - N° 26 giugno 2022
Quindi, ogni evento positivo a livello mentale ed emotivo equivale ad un cambiamento interno benefico.
Ma per quanto mente ed emozioni siano straordinariamente funzionali e incomparabili, la scarsa stabilità di queste due funzioni mediamente soggette a fluttuazioni secondo componenti interne ed esterne (come dimenticare la pervasività del ‘rumore’ mentale?), spesso interferisce con l’assorbimento e la fruibilità dei nuovi stimoli. Un effetto veloce ma spesso illusorio.
Al contrario il corpo, che è certamente l’ambito in cui l’evoluzione, per necessità biologica e sociale, ha accumulato la maggior quantità di esperienza consolidata sia istintiva che cosciente, risulta essere il nostro medium più semplice ed efficace per accogliere il miglioramento.
Quando il fattore attenzione si accompagna all’automovimento, che è caratteristica primaria nel vivente, e può esprimersi libera da obiettivi precisi, uno stato di immaginazione specifica si fa presente e perfeziona l’elaborazione del nuovo apprendimento.
Questo tipo di immaginazione è un’espressione raffinata del fare che proviene dalla memoria inconscia (che è anche collettiva), un’intelligenza non legata al pensiero razionale, bensì alla creazione in sé.
È l’elaborazione di quella specifica percezione, è l’attenzione aumentata che, come stato di coscienza aperto, può mettersi in risonanza col campo EM, in equilibrio coerente.
I Sapienti orientali dicono che lo strumento conoscitivo della coscienza è l’attenzione: le esperienze passano attraverso di essa, ma quando diviene profonda e ci porta un po’ oltre in uno spazio di sospensione del pensiero, non ha più un oggetto distinto da percepire, comprende invece un insieme più ampio di oggetti correlati che infine si integrano nella coscienza, aumentandone la qualità.
Infatti, l’essere coscienti e in uno stato di attenzione non è necessariamente unito al pensare, anzi, nel caso del movimento Feldenkrais come per altre arti, può provvidenzialmente essere presente l’uno senza l’altro, al contrario di ciò che accade comunemente, cioè il pensare di continuo senza essere presenti in nulla.
Dal fondamentale lavoro di Fritjof Capra, fisico nel campo delle alte energie e studioso del rapporto tra filosofie e fisica moderna, Il Tao della fisica, pubblicato nel 1975 e scaricabile qui
“Nel corso della lunga storia culturale dell'India, della Cina e del Giappone sono state elaborate un'enorme varietà di tecniche, di rituali e di forme artistiche per conseguire questo scopo, ognuno dei quali può essere chiamato meditazione nel senso più ampio del termine. Lo scopo fondamentale di queste tecniche sembra essere quello di far tacere la mente pensante e di spostare la consapevolezza dalla modalità razionale di coscienza a quella intuitiva.
[…] In molte forme di meditazione, il silenzio della mente razionale è ottenuto concentrando l'attenzione su un simbolo particolare […] altre scuole concentrano l’attenzione su movimenti del corpo che devono essere eseguiti spontaneamente, senza l'interferenza di alcun pensiero. Questa è la via dello Yoga Indù e del Tai Chi Ch’uan taoista.”
F. Capra, Il Tao della fisica, Adelphi ed.
Comunemente, nella cultura occidentale, il piano fisico non viene considerato come capace strumento di apprendimento (infatti non viene pensato seriamente come tramite di crescita nei percorsi di formazione delle istituzioni scolastiche) poiché il corpo è visto come materia densa, lenta rispetto al mentale e difficile da ‘addestrare’ con effetti immediati, e dunque apparentemente inadatta al recepire ed al rispondere velocemente agli stimoli, come invece richiesto dall’attuale ossessione sociale per la produttività veloce.
In realtà, risulta stabile qualsiasi apprendimento positivo acquisito dal corpo; dopo breve tempo, le informazioni sono già disponibili ed osservabili e la loro ascrizione nella memoria, conscia o inconscia, è coerente, solida e permanente, così come il senso di sicurezza che ne deriva.
È quindi facile comprendere come si possa raggiungere ogni parte di noi attraverso una buona esperienza fisica, poiché la comunicazione di informazioni è autentica e fondante.
Occorre però che il corpo abbia tregua dall’influenza di emozioni e pensieri, sovente appesantiti da negatività che interferiscono continuamente, mantenendo per esempio uno stato patologico o un’abitudine retriva. Ma la natura ci offre sempre un passaggio verso casa.
Allora ecco cosa fa il Metodo, pone in primo piano il corpo, in modo che il suo linguaggio prevalga sulle abitudini parassitarie e stabilisca le sue proprie regole naturali, quelle che, passo dopo passo, riportano tutti i sistemi verso la coerenza e le nostre percezioni in equilibrio armonico.
In ciò che spesso viene considerato come un peso, soprattutto se malato, talvolta persino imbarazzante, è invece protetto e conservato il segreto della nostra salute. La natura è perfetta, il corpo non pensa.