Agnolo Bronzino, Allegoria con Venere e Cupido, 1540-45, particolare, National Gallery, Londra
Agnolo Bronzino, Allegoria con Venere e Cupido, 1540-45, particolare, National Gallery, Londra
“La «vera vita» dell’uomo consiste nell’arte e nel pensiero e nell’amore, nella creazione e nella contemplazione della bellezza e nella conoscenza scientifica del mondo.”
Noam Chomsky, Conoscenza e libertà, 1971
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Abbiamo perso il piacere di vivere giocando a un ‘gioco di società’, lo vogliamo ritrovare?
In questa vita, ognuno può tornare ad avere gioia se si affida al piacere della scoperta di ciò che è nuovo, che è poi uno dei maggiori aspetti del piacere di vivere, perché come dice Herbert Marcuse, filosofo e sociologo tra i grandi del ‘900, Eros è la ‘sostanza’ che porta all'evoluzione e al cambiamento positivo. Ed è società politica nel suo senso originario.
Martina Bubba, giovane filologa e autrice, riguardo l’opera ‘Eros e civiltà’ di Marcuse, precisa: “Eros – sebbene il termine richiami il concetto greco di desiderio amoroso – non si riferisce solo all’atto sessuale, ma a tutto ciò che stimola il piacere umano, cioè la fantasia, la creatività, l’entusiasmo e il desiderio alla vita.”
Se osservate le espressioni dei due miti nell’immagine, così magistralmente descritte dall’Agnolo Bronzino, potrete sentire e rievocare la potenza creatrice dell’incontro tra le forze, maschile e femminile, che ci appartengono
“L’Eros lotta per ‘eternizzare’ sé stesso in un ordine permanente… Il regno della libertà diventa veramente il regno del gioco ‐ del libero gioco di facoltà individuali.”
H. Marcuse, Eros e civiltà, 1955
Ma c’è un ma. Anche alle persone più risolte su questo tema, persino il solo concetto di Piacere può richiamare dal sottoscala della coscienza, dal nostro ‘corpo di dolore’ come lo definisce l’autore e formatore Massimo Bianchi secondo la sua ‘Logica Spirituale’, una piccola sensazione dissonante pur se fugace.
Secondo il suo pensiero, peraltro condiviso, la devastante repressione perpetrata lungo i secoli ai danni dell’anelito umano al bene naturale del piacere resta ascritta nella memoria genetica spirituale di tutti noi e ad ogni piè sospinto esprime le sue conseguenze.
Potremmo chiamare questa memoria ‘inconscio collettivo’, ma forse, per quanto siano certamente uniti, mentre quest’ultimo può anche essere riferito a fatti ed epoche perché legato all’insieme delle nostre vite personali, la prima è transpersonale, cioè oltre le vicende storiche e psichiche ed è, per gran parte di noi, completamente elusiva.
Tuttavia è già sufficiente pensare a ciò che l’educazione sociale e religiosa ha prodotto in questa attuale vita.
Per addentrarci nella comprensione del dove sia mai stata la nostra capacità di vivere serenamente, possiamo porci tre domande, semplici e solo in apparenza sciocche:
Quando nella vita mi sono sentito davvero bene, in pace con tutto, davvero libero, non dipendente, senza paura?
(sentirsi vivi e protetti, non manca nulla, nessuna controindicazione, tutto è possibile, essere profondamente in pace)
Come mi sentivo? E perché ho desiderio di quello stato?
Quando nella prima domanda scrivo ‘non dipendente’, intendo quello stato in cui, soli o con altri, ci si sente totalmente svincolati da legami, dipendenze e doveri accessori di qualunque genere, anche da quelli più amati.
Si è in pace, si è vivi e basta. Felici perché liberi.
Fate un esperimento senza farvi buggerare dalla mente che farà di tutto per dissuadervi, andate a cercare nella memoria della vostra intera vita uno o più momenti di quel tipo, poi fate un paragone con ciò che avete potuto vivere negli ultimi anni (e non è questione di età, anzi da grandi si può apprezzare tutto maggiormente).
C’è una differenza, oppure no? Pensate alla qualità di apertura, di libertà, di intensità.
Se siete stati fortunati potreste anche aver avuto di recente qualche attimo di apparente pienezza… oppure potreste essere già capaci di vivere centrati, con una serenità che non può essere intaccata.
Ma va poi presa in considerazione l’ipotesi di ‘un’amnesia selettiva’, cioè una modalità di protezione psicologica che, per diversi motivi non dipendenti dal nostro vero Sé, ci porta ad accettare come normale la totale mancanza di Eros in ciò che viviamo; ritenendo inconsciamente di non potercela permettere, semplicemente dimentichiamo o sviliamo la Bellezza che abbiamo vissuto o che potremmo vivere nel presente. Un po’ come la volpe e l’uva di Esopo…
Anche la sfera sessuale è parte di Eros, fonte della più potente energia vitale psicofisica a nostra disposizione, ed è proprio questo che la espone ai colpi di piccone della cultura occidentale, in modo subliminale e trasversale. Infatti in apparenza sembra che la sessualità non sia mai stata così ‘libera’, ma non è così, anzi si trova in un eccesso indotto da mancanza di equilibrio; poiché la sua profondità, o la vera intimità, è quasi svanita, essa è vuota e non nutre.
Per accorgerci di quel che accade davvero la nostra capacità di discernimento si deve fare acuta, su tutto.
“La liberazione delle tendenze istintuali alla pace e alla serenità, all'appagamento dell'Eros, «asociale» ed autonomo, presuppone la liberazione dall'opulenza repressiva: l'inversione della direzione di marcia del progresso.
[…] «Sessualità polimorfa» era il termine che usavo per indicare che la nuova direttiva di marcia del progresso dipenderà interamente dalla possibilità di riattivare le esigenze biologiche ed "organiche" represse o bloccate: di trasformare il corpo umano da strumento di fatica in strumento di piacere.”
H. Marcuse, Eros e civiltà, 1955
Gli esempi di sabotaggio abbondano in macro aree mediatiche dedicate ad ogni fascia d’età. Gli slogan servono al mercato e ad altro, un trend che va avanti da più di sessant’anni, ma in forme diverse è attivo da secoli.
Cambia il messaggio ma non l’obiettivo, che è sempre uno spostamento del focus attentivo da un sano desiderio propulsivo ad un preposto schema predigerito: da un lato si fomenta costantemente la nostra paura di essere inadatti in senso sempre più ampio, mentre dall’altro si spinge verso l‘unica giusta via desiderabile, l’omologazione.
In Italia ciò è evidente in molti ambiti e facilmente osservabile. Un esempio ne è il famigerato ‘outfit’, un tipo per ogni ceto con ramificazioni stabili per età, tendenza culturale, ruolo, mansione ecc.; e predeterminate anche le attività ‘scelte’. Nel 1964…
“Le persone si riconoscono nelle loro merci; trovano la loro anima nella loro automobile, nel giradischi ad alta fedeltà, nella casa a due piani, nell'attrezzatura della cucina. Lo stesso meccanismo che lega l'individuo alla sua società è mutato, e il controllo sociale è radicato nei nuovi bisogni che esso ha prodotto.”
H. Marcuse, L’uomo a una dimensione, 1964
Mi è divenuto chiaro che c’è poco di vero in quel che crediamo di essere o non essere, ma chiedo, siamo abbastanza svegli da fare in modo di non cadere nelle trappole delle illusioni che ci vengono proposte da sempre?
Pare proprio di no e Feldenkrais lo sapeva bene.
Infatti in tal senso il Metodo dà un grande impulso sia alla capacità di discernimento sia al riequilibrio dell’energia sessuale intesa come energia vitale, quindi non legata necessariamente alla vita di relazione. La prima è strettamente vincolata al secondo, visto che la capacità di riflettere e scegliere non è ben funzionante se il sistema istintuale è deficitario.
Dunque, quando le lezioni Feldenkrais ci portano in maniera delicata, per esempio, ad un miglior radicamento a terra o allo scioglimento di tensioni in talune zone fisiche, la nostra energia di base diventa nuovamente disponibile e ci ritroviamo a sentir crescere piacere, forza e dignità.
Siamo in piedi, eretti, ben collegati tra terra e cielo, più capaci di scegliere per noi stessi ciò che è bene, cioè siamo più ‘svegli’, siamo più coscienti.
Ma torno a Marcuse. Dall’articolo di Martina Bubba su ‘Eros e civiltà’, ecco un concetto mai abbastanza tenuto in considerazione
“Cresciamo con l’idea per cui il dovere debba essere sempre più importante e più impellente del piacere e costruiamo la nostra vita in questa prospettiva, supportati da un sistema che ci vede ancora come ingranaggi tutti uguali, destinati a un lavoro finalizzato all’incremento di un illusorio progresso sociale. La soluzione di Marcuse è certamente utopica, ma ogni utopia serve a poter almeno immaginare una prospettiva diversa e a prendere coscienza di ciò che è possibile iniziare a trasformare.”
M. Bubba, The vision 2020
L’opera marcusiana è una tra le letture più interessanti sulla realtà umana nel contesto sociale del ‘900, ad oggi ancor più valida come aspetto fondamentale per la comprensione di ciò che siamo e di ciò che abbiamo perso.
Quel che non era evidente ai più negli anni sessanta e rimaneva quindi all’interno di caste intellettuali o politiche, dovrebbe essere ormai sotto gli occhi di tutti, ma così non è.
Sommariamente, è sufficiente riflettere su come si è evoluto il livello di libertà personale, per tutte le fasce d’età, dagli anni settanta ad oggi, dove per libertà si intende l’autonomia di pensiero e d’azione ad ampio raggio, la possibilità di sviluppare capacità critica, capacità di ricerca, riflessione e discernimento, il profondo senso di potenzialità nel costruire sia il presente che l’ipotesi proiettiva del futuro.
Un esempio della mancanza di ciò in ogni contesto, iniziando dalla scuola ‘dell’obbligo’, è che da molti anni la sana abitudine di porre domande e cercare risposte, nata con l’uomo e approfondita per secoli, viene vista con sospetto e disincentivata. È passata di moda.
“Nel regno della cultura il nuovo totalitarismo si manifesta precisamente in un pluralismo armonioso, dove le opere e le verità più contraddittorie. coesistono pacificamente in un mare di indifferenza.
[…] Esiste certo una diffusa infelicità; e la ‘coscienza felice’ è piuttosto precaria, crosta sottile che copre paura, frustrazione e disgusto. Tale infelicità si presta facilmente a essere mobilitata per fini politici.”
H. Marcuse, L’uomo a una dimensione, 1964
L’esperienza diretta di sé stessi nel mondo, cioè l’autodeterminazione fondata su errore, autocorrezione e riuscita, alimenta la forza ed il potere personali, insieme alla vitalità e al piacere di vivere, tutte sostanze di Eros in noi. Senza questa esperienza diretta, il desiderio di vita si assottiglia fino a scomparire dimessamente, per lasciare il posto all’aumento del senso di mortalità.
In nome di una non meglio identificata sicurezza sociale, dietro la quale sono ormai evidenti i poteri dominanti, la libertà d’azione è divenuta apparente e la paura si è radicata sempre più fino a svuotare di sostanza, pezzo a pezzo, tutto ciò che era fonte di libertà, gioia, vita e piacere. Se n’è perso persino il ricordo, silenziosamente.
Qualche parola da un altro gigante del pensiero divergente del ‘900, Noam Chomsky, linguista e filosofo
“Se quello che la gente desidera e considera giusto viene bollato come politicamente irrealistico, di norma significa semplicemente che le grandi concentrazioni di potere e privilegio vi si oppongono.”
Noam Chomsky, Il golpe silenzioso, 2004
“Il modo più efficace per restringere la democrazia è trasferire le decisioni dalla sfera pubblica a istituzioni che non sono obbligate a rendere conto del proprio operato: re e principi, caste sacerdotali, giunte militari, dittature di partito o moderne corporation."
N. C., Sulla nostra pelle, 1999
“Una multinazionale è più vicina al totalitarismo di qualunque altra istituzione umana.”
N. C., Globalizzazione e nuovi conflitti, 34 visioni di un mondo possibile, 2002
Il declino di tutta la vera cultura della bellezza, della meraviglia inaspettata, è accaduto senza che noi si battesse ciglio, a testa bassa. Un declino sostenuto anche dall’uso smodato della tecnologia, resa praticamente indispensabile anche per entrare in un museo, a discapito della popolazione meno abile, ma anche dei ragazzini che invece un tempo potevano, un esempio sciocco, marinare scuola e infilarsi ad una mostra, in un cinema, con quel senso di libertà e di avventura che solo la presa di responsabilità del rischio può dare. Si cresce, si incontra e si apprende agendo liberamente nel mondo, non certo programmando ogni singolo respiro.
Sembrano cose da nulla, ma sappiamo bene che sono simboli di quella grande Bellezza che si può e si deve recuperare per riportare in vita Eros e con esso, noi.
“È il fallimento dell’Eros, la mancanza di soddisfazione nella vita, che aumenta il valore istintuale della morte.
La civiltà si tuffa in una dialettica distruttiva: le restrizioni perpetue imposte all’Eros finiscono con l’indebolire gli istinti di vita, e così rafforzano e liberano le forze stesse contro le quali esse furono chiamate in campo, le forze di
distruzione.
[…] L’individuo paga sacrificando il suo tempo, la sua coscienza, i suoi sogni; la civiltà paga sacrificando le proprie promesse di libertà, di giustizia e di pace per tutti… Riconoscimento e accettazione reciproca continuano ad essere la prova della realtà della libertà.”
H. Marcuse, Eros e civiltà, 1955
I nati alla fine degli anni settanta si sono trovati già in questa rinnovata stretta reazionaria, prodotta e financo benedetta proprio in seguito agli avvenimenti del sessantotto e a quelli successivi del terrorismo. Questo scenario ha visto l’introduzione nella cultura di un falso Eros, un piacere senz’anima che più tardi venne elegantemente denominato edonismo e dato in pasto alle masse per diminuirne ulteriormente le coscienze.
I bambini di allora furono man mano immersi in un mondo di scelte obbligate sempre più vuote di senso e contenuti, fino a raggiungere oggi livelli insostenibili.
Per la maggior parte, le attuali giovani generazioni non perseguono la libertà perché non conoscono l’autodeterminazione, e quindi non possono sapere né di essere eterodiretti né di non vivere l’autentico Eros, ma solo un sembiante senza intima sostanza.
L’uccisione di Eros è stata compiuta in ogni bambino, oltre che da tutti i canali di comunicazione, dal più importante media dopo la famiglia: la scuola. Anche attualmente, nel luogo in cui l’apprendimento dell’essere pienamente e dignitosamente umani dovrebbe essere l’obiettivo d’eccellenza, lo sviluppo di capacità critica, libertà e autodeterminazione continua ad essere negato e pesantemente ostacolato, mentre si avalla ogni tipo di indottrinamento deciso a priori.
“Credo che sia molto vero che l’individualismo del nostro tempo ci ricopre, eclissa, crea una disconnessione della nostra parte solidale; siamo animali sociali o animali politici come diceva Aristotele, e siamo persone nelle quali la voglia del bene comune è parte intrinseca, è naturale, ma questo è stato rimosso, rimosso dalla cultura, rimosso dall’autorità, perché l’autorità politica dice: “lascia noi governare, tu non preoccuparti, non pensare tanto a queste cose”, sarebbe troppo complicato per le autorità politiche se tutti gli uomini diventassero animali politici.”
Claudio Naranjo, Riflessioni sul Senso della Vita, intervista di Ivo Nardi, 2012
Briciole di pensiero da un altro splendido egregio dell’ultimo secolo, Claudio Naranjo, che ci dice la sua idea su questo eterno conflitto tra Eros e i suoi nemici giurati, e a seguire la sua visione su come vincere.
Qui due interviste che vi consiglio caldamente
“Tutte le mitologie, tutte le tradizioni parlano tanto di una caduta come il ritorno all’origine spirituale. Potremmo dire che esiste il diavolo e che ha il ruolo di “allenatore”, per sviluppare i muscoli spirituali abbiamo bisogno del male, del dolore, per alzarci serve una forza negativa contro la quale dobbiamo lottare.”
C. Naranjo, Intorno al transpersonale, intervista di Antonio Ferrara, Informazione Psicologia Psicoterapia Psichiatria, 1994
Longeva la sua vasta attività, medico psichiatra, tra i maggiori esponenti della Gestalt all'Esalen Institute California, e non ultimo, ideatore e fondatore del percorso educativo Programma SAT, la cui linea pedagogica è quella di una educazione integrale che si ricollega al pensiero di Jean-Jacques Rousseau, John Dewey, Maria Montessori e Rudolf Steiner. E tanto altro: è infatti più facile dire quel che non ha fatto e chi non ha conosciuto.
“Io credo che tutti abbiamo una missione comune ed è quella di realizzare il nostro potenziale, di diventare ciò che siamo, perché si nasce in un mondo malato, in un mondo alienato, un mondo disumanizzante, quando si entra nel mondo ci si perde a se stessi, dunque il progetto esistenziale comune sarebbe re-incontrarsi e crescere, crescere e fruttificare, perché la maggioranza delle persone vive una vita allo stato larvale, non arriva alla vera maturità dell’essere, come se la cultura impedisse che le persone vadano troppo al di là della condizione della maggioranza, che non è una condizione di maturità emozionale. Per esempio la maggioranza delle persone non arriva all’amore, alla felicità che sarebbe intrinseca alla natura umana, come se fosse vorace di superficialità e senza la possibilità di potersi sentire piena. Dunque trovarsi e incontrare il proprio frutto. La vita di ognuno è come un albero che dà un particolare frutto.”
C. Naranjo, Riflessioni sul Senso della Vita, intervista di Ivo Nardi, 2012
A cui si collega il ‘piccolo’ parere di Una degli ispiratori di Naranjo, espresso un secolo fa ed attualissimo
“[…] se l'educazione dovesse venir sempre concepita secondo gli antichi schemi di trasmissione del sapere non vi sarebbe più nulla da sperare per l'avvenire del mondo. Che conta la trasmissione del sapere se la formazione generale stessa dell'uomo è trascurata? Esiste, ignorata, un'entità psichica, una personalità sociale, immensa per moltitudine di individui, una potenza del mondo che deve essere presa in considerazione; se aiuto e salvezza possono venire, ci verrebbe soltanto dal bambino; poiché il bambino è un costruttore dell'uomo.
Il bambino è dotato di poteri sconosciuti, che possono guidare a un avvenire luminoso. se veramente si vuole mirare ad una ricostruzione, lo sviluppo delle potenzialità umane deve essere lo scopo dell'educazione.
”Maria Montessori, La scoperta del bambino, pubblicato e rielaborato tra il 1909 ed il 1950
Si parla dell’infanzia perché il bambino è il vero maestro e il Metodo ne tiene gran conto.
Come dimostrato dalle pratiche psicopedagogiche più evolute dell’ultimo secolo, tra cui quelle della pedagogista scientifica per antonomasia Maria Montessori, anche dal punto di vista di Moshe Feldenkrais l’apprendimento così com’era e com’è, va completamente riformulato e reindirizzato verso un apprendimento intelligente, naturalmente libero e piacevole. Due suoi pensieri
“Molti dei mali di cui soffriamo hanno la propria radice nella concezione dell'educazione dell'uomo come un addestramento di un essere già completo a fare questo o quello, come se si trattasse di far svolgere a un computer una determinata attività.”
E indica la responsabilità che abbiamo verso noi stessi e le nuove generazioni
“La libertà di apprendere è fin dall'inizio una grande responsabilità e un rischio, e al tempo stesso una restrizione.
Non vi è libertà di scelta né libera volontà là dove esiste un solo modo di agire. È l'apprendimento a rendere possibile la scelta tra modi alternativi di azione. La capacità di apprendere è perciò sinonimo di libertà di scelta e di libera volontà.
Ma una volta che si è appreso, la scelta è fatta, il dado è tratto, e quella che era una tabula rasa non è più vergine. In ciò risiedono sia le responsabilità che i rischi, come pure le restrizioni.”
Pensieri a cui da lontano la Montessori rispondeva
“Vi sono periodi nell’infanzia che, una volta sorpassati senza frutto, non possono venir sostituiti nei loro effetti.
[…] È necessario che la scuola permetta il libero svolgimento dell'attività del fanciullo perché vi nasca la pedagogia scientifica: questa è la riforma essenziale.”
I concetti qui esposti dal punto di vista educativo, sono del tutto validi sia per l’infanzia che per l’età adulta; quel che si è appreso con sofferenza o con piacere resta impresso nella personalità, corpo compreso.
Chi entra nel merito si rende subito conto che queste sono le basi della crescita di un individuo sano o meno sano e che le aree carenti si recuperano con difficoltà.
Entrambi i metodi sono funzionali all’attivazione del processo di ripristino di tutti gli equilibri, ma laddove Montessori non può arrivare agli adulti se non in forma diversa, lo può Feldenkrais attraverso il corpo, con la scoperta di capacità alternative, ad ogni età. Si tratta di un dato e non certo di un primato.
Questi scienziati sono stati coevi e certamente Feldenkrais ha beneficiato di un confronto con la linea di pensiero scientifico e pratico della Montessori, che quando lui nacque era già tra le prime donne in Italia ad esercitare in campo medico, e presto formata anche in filosofia, antropologia e psicologia sperimentale per la docenza in antropologia pedagogica. Lei ha cambiato la storia del mondo (negli anni ‘40 divenne anche membro della Società Teosofica Internazionale a Poona in India, un fatto a mio parere indicativo) e non ci stupisce che sia stata di grande ispirazione per moltissimi ricercatori di ogni generazione.
Teniamo conto anche del fatto che, come noto agli studiosi dell’evoluzione umana nella storia, quando in una certa epoca la coscienza collettiva può ricevere un messaggio di innovazione evolutiva, tale messaggio verrà recepito molto probabilmente da più di un soggetto, ovvero da tutti coloro i quali siano pronti e disponibili ad elaborarlo per renderlo accessibile. Loro due erano pronti.
Accomuno questi pionieri perché hanno come obiettivo quello di offrire agli esseri umani, com’è stato per le grandi Vie mistiche, la possibilità di vivere i valori più alti della Vita attraverso l’esperienza diretta: Montessori col servizio allo Spirito del bambino, che è azione per un mondo nuovo, e Feldenkrais con il ripristino e lo sviluppo della sacra naturalità dell’uomo, portatrice di civiltà evoluta.
Entrambi fondano la loro teoria pratica sulla libertà dell’autodeterminazione e mirano a risvegliare nel soggetto la coscienza di sé nel mondo, la propria realizzazione e l’affrancamento da influenze incoerenti. La vita degna d’essere vissuta, Eros puro.
Ed ecco in poche frasi uno dei racconti più semplici, simbolo di quel che accade ogni giorno, ma anche di quel che serve per ‘tornare a casa’. Due realtà che conosciamo bene.
“Sarebbe prematuro dire: sguinzagliate i bambini; assecondateli: essi corron fuori quando piove, si levano le scarpe quando trovano pozze d'acqua, e quando l'erba dei prati è umida di brina, corrono con i loro piedini nudi per calpestarla: riposano pacificamente quando l'albero li invita ad addormentarsi alla sua ombra; gridano e ridono quando il sole li sveglia al mattino, come sveglia ogni creatura vivente che divide la sua giornata tra la veglia ed il sonno. Ma noi invece ci domandiamo ansiosi come far dormire il bambino dopo l'aurora, e come insegnargli a non levarsi le scarpe e a non fuggire sui prati. Quando ristretto da noi, degenerato ed irritato dalla prigionia, egli uccide insetti o piccoli ed innocui animaletti, ci sembra naturale; e non ci accorgiamo che quell'anima è diventata già estranea alla natura. Noi chiediamo dunque ai nostri bambini che si adattino alla prigione senza darci fastidio.”
M. Montessori
Sono davvero molti i metodi e le arti che considero in questo senso stupefacenti e curativi per il mondo, ma gran parte di essi richiede un impegno energetico considerevole di cui non tutti dispongono e mi riferisco a pratiche in cui occorre salute fisica, equilibrio funzionale, o una capacità di disciplina particolare.
Invece i contesti Montessori e Feldenkrais, insieme a pochi altri come per esempio il Metodo Stern, hanno la caratteristica fondamentale di quella inclusività di cui tanto si bercia ormai dovunque senza riflessione appropriata; il motivo è che sono fondati sul concetto del ’learning by doing’, l’apprendere facendo teorizzato dal contemporaneo pedagogista John Dewey e che nei loro metodi viene applicato partendo dalla libera scelta della persona.
Il Fare in senso lato è l’unico vero strumento per un apprendimento sano, cioè quel che distingue un buon metodo evolutivo, e il lavoro di Dewey ha contribuito a portare l’attenzione su questa realtà, per quanto a tutt’oggi largamente sottostimata.
L’inclusività di Montessori e Feldenkrais, che considero autenticamente democratica, è efficace perché basata su un altro pilastro indispensabile affinché l’impianto evolutivo funzioni, quello del ‘learning by loving’, l’apprendere amando che contempla necessariamente ancheil piacere e tutte le possibilità del ‘non fare’. Discorso ampio e importante per tutti.
Certo, i casi severi vanno accolti in modalità e sede idonea, ma i bambini e gli adulti con difficoltà che nei decenni sono tornati a sé stessi attraverso queste due arti di vivere sono innumerevoli.
Conosco entrambi e sono certa che basterebbe un’ampia diffusione di questi metodi, all’interno della grande Bellezza che la Vita produce, per cambiare le sorti del genere umano.
Un paio di visioni sul futuro, sempre rivolte all’apertura evolutiva
M. Feldenkrais
“Anche se il futuro umano appare a molti sotto una luce infausta, io credo invece che noi uomini siamo ancora lontani dall'aver raggiunto i limiti delle capacità di apprendimento dell'Homo sapiens. È troppo presto per condannare l'uomo solo sulla base della poca consapevolezza che ha acquisito per caso, e non grazie alla sua straordinaria capacità di ridurre le grandi complessità a una semplicità familiare, in altre parole, di imparare. Fino ad ora, noi non abbiamo mai utilizzato la nostra fondamentale libertà di scelta, e non abbiamo quasi per nulla, ancora, imparato a imparare.”
M. Montessori
“L'umanità può sperare in una soluzione dei suoi problemi, fra cui i più urgenti sono quelli di pace e di unità, soltanto volgendo la propria attenzione e le proprie energie alla scoperta del bambino e allo sviluppo della grande potenzialità della personalità umana in corso di formazione.”
In tutto questo il fatto sbalorditivo è che entrambi, per raggiungere ed offrire al mondo i loro altissimi ideali, hanno costruito sistemi facili e stracolmi di rispetto, libertà e piacere, insomma d’Amore, l’Eros più puro che c’è.